Quando hai capito di dover fare il fotografo?
A 10 anni circa…purtroppo mi ammalavo spesso e chiedevo a mia madre di comprarmi le cose per disegnare…ma ero negato e mi dicevo che i paesaggi che mi appassionavano tanto, forse sarei riuscito a riprodurli meglio fotografandoli

Come nasce l’idea di una tua fotografia?
Da un sogno…dalla frase di una canzone…dal passaggio di un libro, da un “flash” avuto passeggiando per la strada…nei modi più diversi, anche da cose che con la fotografia non hanno assolutamente niente a che vedere

Uno scatto al quale sei particolarmente legato?
La modella che in un giardino volutamente finto, davanti ad un cielo volutamente finto, annaffia un fiore volutamente finto. Questo servizio lo considero quello della “svolta”, quello che mi ha fatto sentire cresciuto, quello che mi ha fatto capire cosa mi piaceva fare (compreso costruire da zero i set) e che, the last but not the least, mi ha fatto conoscere una modella straordinaria che è diventata la protagonista di tanti miei lavori non per caso, ma perché sapevo che solo da lei potevo ottenere ciò che volevo in quel determinato lavoro.

C’è qualche trucco del mestiere ?
Trucchi si ma non segreti. Sono abituato a lavorare in studi dove ci sono anche 5 fotografi che lavorano. La collaborazione è il mio credo, convinto come sono che di fronte allo stesso soggetto ognuno ne da la propria personale interpretazione. Dico sempre che la tecnica si impara, ma la bella foto ce la devi avere già dentro

Chi vorresti fotografare?
Nessuno in particolare…gente tranquilla che non si spaventa di fronte alle mie “stramberie”, che non abbia la puzza sotto al naso e che non si aspetti capolavori ma abbia voglia di divertirsi insieme a me e ai miei collaboratori. Così è quasi sicuro che verrà un ottimo lavoro ;-)

Nei prossimi giorni l’ultima parte dell’intervista…..


  • Raccontaci cosa fai in post produzione?
    Ottimizzo gli scatti, senza però snaturarli. Apprezzo molto le possibilità offerte dalla post produzione digitale, ma non per questo accetto che una foto venga alterata pesantemente, fino al punto di trasformarla in qualcosa che non è. Seguo quindi una mia etica fotografica durante lo “sviluppo digitale”, focalizzata principalmente sulla calibrazione di alcuni parametri. Intervengo comunemente su esposizione, bilanciamento del bianco, saturazione, contrasto e nitidezza. Regolo i valori di HSL per ciascun canale. Correggo eventuali aberrazioni cromatiche e minimizzo (o enfatizzo, a seconda dei casi) la vignettatura. Inoltre, quando lo ritengo opportuno, trasformo una fotografia a colori, in bianco e nero. In rare occasioni applico dei filtri colorati agli scatti. Nel caso si renda necessario, effettuo ritagli e rotazioni alle immagini che presentano un’errata composizione. Utilizzo infine lo strumento “Clone” per eliminare piccole imperfezioni, come le macchie causate da eventuale sporco sul sensore o altri minimi dettagli, senza però spingermi oltre.
  • Dove vorresti fotografare ?
    Non ho preferenze particolari riguardo al luogo. Ogni località può essere valida purché si ricerchi un valido soggetto e le migliori condizioni di scatto.
  • Il lavoro toglie passione?
    Non sono un fotografo professionista ma credo che ogni lavoro si possa svolgere con passione. Certo, devono esistere alcune condizioni basilari affinché questo avvenga, come in tutte le professioni. A maggior ragione però, per quelle creative come può essere il fotografo, la mancanza di passione porta sicuramente a risultati poco brillanti.
  • Quando rivedi le tue vecchie fotografie, cosa pensi?
    Penso a quanta strada ho percorso e a quanta ancora dovrò farne. Se da un lato rifletto su come avrei potuto realizzare meglio determinate fotografie, dall’altro è gratificante accorgersi dei miglioramenti compiuti negli anni.
  • Fotografia “Passione o Hobby” ?
    Senza dubbio passione. Una fotografia va sentita, non solo scattata. Il mio fotografare non lo considero un passatempo; piuttosto un mezzo di comunicazione per esprimere sensazioni e creatività. Gli scatti migliori sono quelli che vengono immaginati e composti mentalmente ancor prima di guardare attraverso il mirino della fotocamera. Per me questa è Fotografia.
  • Ci fai vedere il tuo primo e ultimo scatto?
    Riguardo al primo, non saprei proprio. Con buona probabilità avrò ripreso alcune scene di vita quotidiana e qualche paesaggio campestre. Come ultimo scatto vi propongo invece questa lunga esposizione, rappresentante in versione volutamente onirica, le onde del mare che lambiscono gli scogli. Dati scatto: 30 sec, f/4, ISO 100, treppiede, post produzione.
  • …. e per finire altre immagini e il sito www.abfotografia.it


  • Chi è “A.B. Fotografia”?
    E’ un appassionato di fotografia, classe 1979, che vive in Lombardia.Dopo gli studi ha intrapreso la sua carriera nel settore informatico, ma non esclude che la fotografia possa diventare un giorno anche la sua professione.
  • Hai frequentato qualche scuola di fotografia?
    No, nessun corso. Sono un autodidatta. Quello che ho imparato è nato leggendo testi e riviste del settore, osservando i lavori di grandi fotografi e grazie a un continuo esercizio sul campo.
  • Quando hai iniziato a fotografare ?
    Molto presto: all’età di dodici anni. Fin da piccolo sono sempre stato attratto dal “mondo” della fotografia, nel suo insieme. Ogni soggetto era valido; ciò che contava era fotografare. Con il tempo, però, mi sono orientato verso soggetti paesaggistici, naturalistici e architettonici.
  • Che attrezzatura usi?
    Ricevetti la mia prima reflex in regalo nel ‘91: una Praktica B 200 con obiettivo 50mm f/1.8. Successivamente acquistai una Yashica 108 con un paio di ottiche, quindi nel 2000, il passaggio al digitale. Considerato che i costi delle attrezzature digitali erano all’epoca molto elevati, la mia scelta ricadde su una Canon PowerShot S10, compatta da 2 Megapixel. Pur apprezzando le innovazioni offerte dal digitale, risentivo molto la mancanza del sistema reflex e della ridotta risoluzione della fotocamera. Con il passaggio alla reflex digitale Canon EOS 300D, le cose cambiarono. Il ritorno ad una SLR con una risoluzione più che accettabile (6 Mpix) mi permise di effettuare scatti più tecnici e ragionati, dimenticando le limitazioni della compatta Attualmente la mia attrezzatura si compone di una Canon EOS 40D, due obiettivi Canon (un EF 17-40mm f/4 USM e un EF-S 18-55mm f/3.5-5.6), un treppiede e alcuni filtri.
  • Mi piace molto dicci qualcosa di più?
    Era una calda giornata di fine ottobre 2006, mentre risalivo il sentiero che dall’Alpe Devero porta in Val Buscagna. La livrea autunnale dei larici tingeva il paesaggio di un caratteristico color ambra. Giunto in prossimità di un grosso masso, rimasi attratto dalla vista che mi si presentava di fronte: i colori scaldavano il paesaggio, le nuvole donavano un tocco di personalità al cielo e le striature oblique del masso si contrapponevano allo slancio verticale delle conifere. Giusto il tempo per riflettere sulla composizione, un solo scatto, a mano libera… e ripresi il cammino.
  • Quando hai capito che la fotografia faceva per te?
    Quando ho cominciato a intravedere nei miei scatti non solo immagini, ma anche sensazioni.
  • Un posto da consigliare per qualche foto di paesaggio?
    Ce ne sono moltissimi, basta saper osservare. Senza andare lontano, l’Italia sa offrire luoghi di straordinaria bellezza e di varietà infinite. Io sono particolarmente legato ai paesaggi montani dell’Alpe Devero e ai bellissimi parchi delle ville del Lario e del Verbano.
  • Cavalletto indispensabile?
    Non indispensabile ma estremamente utile. Permette di riflettere con più calma su inquadratura e composizione e consente di lavorare con qualsiasi tempo di scatto, evitando il mosso. Diventa inoltre necessario per le multi esposizioni e le panoramiche.
  • Uno scatto al quale sei particolarmente legato?
    Parco di Villa Carlotta a Tremezzo, sul lago di Como – Maggio 2007. L’atmosfera fiabesca creatasi dalla fioritura primaverile di azalee e rododendri, ulteriormente amplificata dal filtro soft focus (di produzione artigianale), riesce ogni volta a rievocarmi quel momento.
  • Nei prossimi giorni la seconda parte dell’intervista…..


  • Chi è Marina Palpati ?
    Sono un’impiegata in un settore che si occupa di servizi alla persona:anziani e servizi sociali, il miotempo libero , poco…, è occupato da due grandi passioni, la fotografia e il karate…e in misura minore ma solo per questioni di tempo!, la musica classica (sono stata anche musicista…)
  • Hai fatto qualche corso di fotografia ?
    No mai…però ho adottato un metodo che spesso consigliavano ai fotografi in erba le riviste di fotografia : cestinare, cestinare e cestinare …all’inizio si cestina sempre tanto poi col tempo… sempre meno…
  • Quando hai iniziato a fotografare?
    Non saprei….ho sempre scattato con qualsiasi mezzo…dall’usa e getta alla reflex sin da bambina ma devo dire che l’avvento del digitale mi ha aperto scenari e possibilità impensabili in termini di costi ma soprattutto di comprensione in tempo reale di come si scatta, errori compresi…
  • Attrezzatura fotografica usata (fotocamere, accessori, software,etc…)?
    Col digitale ho iniziato con la 300d nel 2003 poi da ottobre 2007 ho acquistato una Canon 20D, il mio obiettivo preferito con cui faccio quasi tutto è il Canon 85 f.18…poi uso per i panorami il 17-40 f.4 L e anche il 50 f.1.4 con meno frequenza però. Ho anche un flash 430 speedlite..ma confesso che non lo amo molto e quindi non lo uso…un po di fotoritocco elementare soprattutto per lavorare il bianco e nero…
  • Mi piace molto, dicci qualcosa di più?
    E’ uno dei miei primi riflessi scattato a Venezia…l’acqua in movimento scompone il riflesso del palazzo veneziano nel suo tipico rosso creando questo effetto pittorico che a me ha ricordato le opere di Kandiskj, da questo e da alcuni altri riflessi è nata una attrazione fatale verso quest’acqua veneziana che ogni momento regala centinaia e centinaia di combinazioni possibili…la sorpresa è l’unicità e l’irrepetibilità del risultato di ogni scatto…e i colori che soprattutto nell’isola di Burano sono spettacolari…
  • Un posto da consigliare dove andare a fare qualche fotografia?
    Non riesco a pensare che esista un posto privilegiato…sicuramente penso ad un “tempo interiore” necessario per fermarsi e attendere in qualsiasi posto ci si trovi per cogliere quello che c’è e che spesso nella fretta di andare o di non perdere troppo tempo ci lasciamo sfuggire o non cogliamo proprio… una bella foto può essere ovunque… Devo però dire che amando le foto con le persone e le loro storie, paesini o luoghi come Venezia sono veramente una fonte inesauribile di ispirazione…però ripeto…anche affacciarsi alla finestra di casa o il proprio quartiere costituiscono una miniera di possibilità…
  • A domani con la seconda parte dell’intervista…….


  • Mi piace molto
    Anche a me piace molto questa immagine. Cosa c’è da dire? A mio avviso, ogn$i parola è sprecata. Tutto viene detto dall’espressione e dagli occhi della tenera nonnina Emilia. E’ inutile descrivere i retroscena di questa immagine, su come è nata, quando l’ho realizzata…ecc…. spezzerebbe quel velo di malinconica “poesia” che l’avvolge. Ognuno di noi in questa foto, può vedere ciò che vuole. Chi guarda quest’ immagine potrà chiedersi cosa mai starà scrutando al di la’ del vetro la vecchietta con quell’aria malinconica? Può emergere la solitudine di alcuni anziani, che vengono lasciati soli. A mio avviso le sue rughe, i suoi capelli bianchi, raccontano molto più di mille parole.
  • Cosa ne pensi della post produzione nell’era della fotografia digitale?
    Quando non esisteva il digitale, i fotografi, lavoravano alle proprie immagini in camera oscura. Impegnavano ore ed ore del loro tempo, per raggiungere i risultati che volevano. Io non sono un esperto di camera oscura, perché come ribadito nella precedente domanda, la mia formazione si è basata prettamente sul digitale. Però, per sentito dire, i fotografi che ci hanno preceduto, lavoravano con sostanze chimiche, spatole, ecc.. intervenendo così sulle proprie immagini per migliorarle. Oggi, siamo nell’era del digitale, la tecnologia si è fatta strada, e anche il settore della fotografia non è rimasto indifferente a questi progressi. E dal momento che i mezzi e gli strumenti per intervenire sulle fotografie digitali ci sono, perché non utilizzarli? Sono del parere che se una fotografia non è curata in fase di scatto, poi, in post produzione, è inutile metterci mano! Una buona foto, per me è tale, quando si presta bene ad essere rielaborata. Per rielaborazione intendo una giusta saturazione dei colori, una regolazione dei livelli, piccole o grandi clonazioni di elementi di disturbo e quant’altro occorra per rendere suggestiva una foto. Ognuno, ha il suo modo di intervenire in post produzione, e questi interventi se fatti con un certo stile e una certa tecnica, caratterizzeranno un fotografo rispetto ad un altro. E’ una sorta di firma sulla fotografia!
  • Una fotografia alla quale sei particolarmente legato?
    Sono legato a tutte le mie fotografie e specialmente a quelle che hanno ricevuto dei riconoscimenti. Per me sono come dei “figli”. Però, quella a cui sono particolarmente legato, è questa dal titolo “VECCHIETTA NISSENA, la sua storia sul suo volto” Questo è stato uno dei miei primi ritratti fatto ad anziani (se non l’avete capito, gli anziani sono i miei modelli preferiti…). Correva l’anno 2002, e mi trovavo con la mia compatta digitale della Fuji, a spasso per le stradine di Caltanissetta, quando in lontananza, mi accorgo, che sull’uscio della sua porta, vi era una vecchina piccolina, caruccia, con uno scialle colorato in testa. Con fare timido e impacciato (ancora non avevo acquisito la tecnica di “abbordaggio senile” vedi domanda che segue), mi avvicino alla vecchietta e le chiedo se potevo scattargli una foto. Forse, cosa più sbagliata non potevo chiederle!!! La vecchina naturalmente si rifiuta e mi manda a quel paese in modo molto garbato (non riferisco le parole…). Io rimango alcuni secondi davanti la sua porta e con la macchina al collo e con le braccia tese verso il basso, e l’obiettivo puntato verso di lei, tento uno scatto rubato senza guardare nell’oculare (il cosi detto scatto “come viene viene”). Dopo di che, saluto la vecchina e mi congedo da lei. Quando scaricai la foto sul mio pc, non mi sollazzo’ più di tanto. Risultato: una foto storta e un tantino sfocata, ma interessante nell’espressione della donna. Lasciai quella foto nella sua cartella per diversi anni. Nel 2005, volli partecipare ad un concorso fotografico che si era indetto nella mia città dal tema “La Sicilia: Gente luoghi, vita”. Ricercai nel mio archivio, qualche foto a tema con il concorso. Mi salto’ all’occhio quella vecchietta di 3 anni prima. Presi la foto, la “buttai” sul photoshop e cominciai a lavorarci. Una raddrizzatina qua, una maschera di contrasto maggiore, qualche saturazione parziale sulla foto ecc…. Dopo qualche ora di lavoro, il risultato finale è uscito fuori. Questa foto, è risultata vincitrice a quel concorso cittadino. Dopo di che, l’ho inviata ad altri concorsi fotografici nazionali ed internazionali, e la vecchietta nissena, si è fatta sempre onore classificandosi prima. Ecco perché, sono legato particolarmente a questa foto…. Il primo amore, non si scorda mai!
  • C’è qualche trucco che ci puoi svelare?
    I trucchi li fanno i prestigiatori con le carte. Se vuole le posso svelare il trucco dell’asso di bastoni che sparisce dal mazzo. Ma questo, non mi pare il sito giusto per parlar di questo! ;-)
  • Domani l’ultima parte dell’intervista…..