• Mi piace molto
    Anche a me piace molto questa immagine. Cosa c’è da dire? A mio avviso, ogn$i parola è sprecata. Tutto viene detto dall’espressione e dagli occhi della tenera nonnina Emilia. E’ inutile descrivere i retroscena di questa immagine, su come è nata, quando l’ho realizzata…ecc…. spezzerebbe quel velo di malinconica “poesia” che l’avvolge. Ognuno di noi in questa foto, può vedere ciò che vuole. Chi guarda quest’ immagine potrà chiedersi cosa mai starà scrutando al di la’ del vetro la vecchietta con quell’aria malinconica? Può emergere la solitudine di alcuni anziani, che vengono lasciati soli. A mio avviso le sue rughe, i suoi capelli bianchi, raccontano molto più di mille parole.
  • Cosa ne pensi della post produzione nell’era della fotografia digitale?
    Quando non esisteva il digitale, i fotografi, lavoravano alle proprie immagini in camera oscura. Impegnavano ore ed ore del loro tempo, per raggiungere i risultati che volevano. Io non sono un esperto di camera oscura, perché come ribadito nella precedente domanda, la mia formazione si è basata prettamente sul digitale. Però, per sentito dire, i fotografi che ci hanno preceduto, lavoravano con sostanze chimiche, spatole, ecc.. intervenendo così sulle proprie immagini per migliorarle. Oggi, siamo nell’era del digitale, la tecnologia si è fatta strada, e anche il settore della fotografia non è rimasto indifferente a questi progressi. E dal momento che i mezzi e gli strumenti per intervenire sulle fotografie digitali ci sono, perché non utilizzarli? Sono del parere che se una fotografia non è curata in fase di scatto, poi, in post produzione, è inutile metterci mano! Una buona foto, per me è tale, quando si presta bene ad essere rielaborata. Per rielaborazione intendo una giusta saturazione dei colori, una regolazione dei livelli, piccole o grandi clonazioni di elementi di disturbo e quant’altro occorra per rendere suggestiva una foto. Ognuno, ha il suo modo di intervenire in post produzione, e questi interventi se fatti con un certo stile e una certa tecnica, caratterizzeranno un fotografo rispetto ad un altro. E’ una sorta di firma sulla fotografia!
  • Una fotografia alla quale sei particolarmente legato?
    Sono legato a tutte le mie fotografie e specialmente a quelle che hanno ricevuto dei riconoscimenti. Per me sono come dei “figli”. Però, quella a cui sono particolarmente legato, è questa dal titolo “VECCHIETTA NISSENA, la sua storia sul suo volto” Questo è stato uno dei miei primi ritratti fatto ad anziani (se non l’avete capito, gli anziani sono i miei modelli preferiti…). Correva l’anno 2002, e mi trovavo con la mia compatta digitale della Fuji, a spasso per le stradine di Caltanissetta, quando in lontananza, mi accorgo, che sull’uscio della sua porta, vi era una vecchina piccolina, caruccia, con uno scialle colorato in testa. Con fare timido e impacciato (ancora non avevo acquisito la tecnica di “abbordaggio senile” vedi domanda che segue), mi avvicino alla vecchietta e le chiedo se potevo scattargli una foto. Forse, cosa più sbagliata non potevo chiederle!!! La vecchina naturalmente si rifiuta e mi manda a quel paese in modo molto garbato (non riferisco le parole…). Io rimango alcuni secondi davanti la sua porta e con la macchina al collo e con le braccia tese verso il basso, e l’obiettivo puntato verso di lei, tento uno scatto rubato senza guardare nell’oculare (il cosi detto scatto “come viene viene”). Dopo di che, saluto la vecchina e mi congedo da lei. Quando scaricai la foto sul mio pc, non mi sollazzo’ più di tanto. Risultato: una foto storta e un tantino sfocata, ma interessante nell’espressione della donna. Lasciai quella foto nella sua cartella per diversi anni. Nel 2005, volli partecipare ad un concorso fotografico che si era indetto nella mia città dal tema “La Sicilia: Gente luoghi, vita”. Ricercai nel mio archivio, qualche foto a tema con il concorso. Mi salto’ all’occhio quella vecchietta di 3 anni prima. Presi la foto, la “buttai” sul photoshop e cominciai a lavorarci. Una raddrizzatina qua, una maschera di contrasto maggiore, qualche saturazione parziale sulla foto ecc…. Dopo qualche ora di lavoro, il risultato finale è uscito fuori. Questa foto, è risultata vincitrice a quel concorso cittadino. Dopo di che, l’ho inviata ad altri concorsi fotografici nazionali ed internazionali, e la vecchietta nissena, si è fatta sempre onore classificandosi prima. Ecco perché, sono legato particolarmente a questa foto…. Il primo amore, non si scorda mai!
  • C’è qualche trucco che ci puoi svelare?
    I trucchi li fanno i prestigiatori con le carte. Se vuole le posso svelare il trucco dell’asso di bastoni che sparisce dal mazzo. Ma questo, non mi pare il sito giusto per parlar di questo! ;-)
  • Domani l’ultima parte dell’intervista…..

    Walter Lo Cascio


  • Chi è Walter Lo Cascio?
    Se mi avesse fatto una domanda di riserva, avrei risposto molto più volentieri all’altra…. Ma, visto che riserve non ce ne sono, allora mi presento. Nasco a Caltanissetta nell’ormai lontano 1974. Vivo e lavoro nella mia città natale come Architetto, e da qualche anno, svolgo anche l’attività di fotografo.
  • Quando hai iniziato a fotografare ?
    La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa. Le confesso che da piccolino, avevo una certa repulsione per le macchine fotografiche e per la fotografia in genere. Odiavo farmi fotografare e scattare fotografie! Le spiego il perché: Mia mamma mi tormentava in continuazione affinché mi facessi fotografare, e poi, quando iniziai ad essere più grandicello, mi continuò a stressare affinché scattassi delle foto! Questa sua “imposizione” (in buona fede, per carità, spero che mia mamma non legga mai questa intervista), ha fatto si, che ogni qualvolta che vedevo una macchina fotografica, fuggivo via!!!! Poi, ricordo che, avevo circa 15 anni e mio padre, portò a casa un libro di fotografie che ritraevano scorci di vicoli, chiese, palazzi e paesaggi della mia città: Caltanissetta. Restai stupito nel vedere come quelle piazze, quei vicoli, quelle chiese, che giornalmente passavano sotto i miei occhi distratti, assumevano un sapore diverso in fotografia, avevano attorno una “poesia” diversa da come la vedevo io ad occhio nudo. Da quel momento, avevo capito che fotografare non voleva dire solamente scattare la semplice e banale foto-ricordo. Mi procurai quindi la vecchia macchina fotografica di famiglia, e cercai di ritrarre quegli scorci che avevo visto su quel libro. Il risultato, dopo che stampai le foto, è stato….. pessimo, c’era molto da imparare! In quel periodo ero ancora studente alle scuole superiori e quindi avevo poco tempo da dedicare alla fotografia, ma il mio modo di guardare le cose era diventato diverso. Mi chiedevo sempre: chissà, come verrebbe questa scena in fotografia?! Poi, arrivò il periodo dell’università, mi sono trasferito a Palermo. Bellissima citta’, che è stata per me una “palestra” per la mia passione fotografica! Ricordo che uscivo sempre con la macchinetta fotografica e mi divertivo a ritrarre tutto ciò che colpiva la mia curiosità. In questo periodo ho avuto occasione di acquistare qualche libro di fotografia d’autore e una delle prime macchine fotografiche digitali, di scarsissima definizione, ma che mi ha aiutato moltissimo a scattare e correggere subito gli errori, visto che questo nuovo tipo di fotografia permette di visionare le foto, prima di stamparle e quindi di eliminare i tempi di attesa. La macchina digitale, permettendomi subito di avere il riscontro di ciò che avevo scattato, mi è stata molto utile per comprendere alcune regole compositive. La mia attività di fotografo, si è intensificata dopo la laurea.
  • Hai fatto qualche corso di fotografia ?
    Corsi veri e propri non ne ho mai fatti. La mia è una formazione da autodidatta. Ho letto molti libri sulla fotografia e ho osservato migliaia di fotografie di grandi fotografi. Però devo dire che tutto quello che metto in pratica nelle mie immagini, l’ho acquisito grazie al confronto diretto con altri appassionati di fotografia con molta più esperienza di me. Molto mi ha aiutato internet, perché tramite questo mezzo, attraverso i forum , ho potuto comprendere i miei sbagli, e quindi correggerli.
  • Attrezzatura fotografica usata (fotocamere, accessori, software,etc…)?
    Sono un Canonista “sfegatato”. Nella mia borsa fotografica (ormai diventato un borsone non tanto leggero), trovano posto: Una Canon 40D, Una Canon 300D, Obiettivo Canon USM IS 17-85 F4-5.6, Teleobiettivo Canon USM 70-200 L f4, Obiettivo Canon 50mm f1.8, Obiettivo FISHEYE ZENITAR 2.8/16mm, Polarizzatore Circolare Hoya, Esposimetro Sekonic L308S, N. 2 Flash Canon 580 EX II, N. 1 Flash Canon 430 EX II (molte volte i flash li uso accoppiati in Master e slave)., Lightspere per flash (diffusore), N. 2 Pannelli riflettenti di medio formato per i ritratti, DJ – Book 900 di 40giga per salvataggio fotoE poi ancora:- Cavalletto Manfrotto 055X ProB Nero con testa Manfrotto modello 322 RC2, Monopiede Manfrotto 680., Software per il fotoritocco: photoshop cs3
  • Domani la seconda parte dell’intervista.


    Russ, uomo, 1900; fotografo ritrattista e di moda; tra i più grandi fotografi di moda degli anni trenta, in Francia inizia a lavorare per VOGUE e poi si trasferisce in America dove si afferma come ritrattista; come Horst anche lui imita le pose delle sculture classiche; grande conoscitore della luce e dei tagli dell’inquadratura.

    George hoyningen

    George hoyningen immagini

    foto George hoyningen

    Galleria sul web con alcune sue fotografie.


  • Hai fatto qualche corso di fotografia ?
    Fotografa dal 1995 ma la passione per la fotografia è divenuta negli ultimi anni anche un impegno concreto sfociando in collaborazioni fisse con riviste del settore. Reportage, fashion e nudi sono i campi principali in cui opero. Mi sono formato autonomamente, e frequentato corsi e workshop, ma trovo i maggiori stimoli su internet, mezzo che uso per il continuo aggiornamento e sviluppo artistico e in parte tecnico. Inesauribile fonte di ispirazione a costo zero sono le grandi gallerie internazionali e i portali fotografici internazionali quali: www.photo.net, www.deviantart.com, www.flickr.com, oltre ai vari i forum fotografici. Trovo molto più stimolante un giretto tra le botteghe disordinate degli amici pittori e fotografi che qualsiasi workshop.
  • Uno scatto al quale sei particolarmente legato?
    Non per velleità artistiche ma per il soggetto… era il mio cagnolino e morì dopo qualche giorno, alla vigilia di natale.
  • C’è qualche trucco del mestiere ?
    Mantenere tutto semplice. Concentrarsi sul messaggio e non sull’attrezzatura. Una macchina, Una lente tante idee.
  • Chi vorresti fotografare ?
    Un soggetto sfuggente, direi trasparente, l’anima delle persone.
  • Le foto hdr, cosa ne pensi?
    Una tecnica interessante, come tutte le altre del resto. Ripeto, quello che conta per me è il risultato e le emozioni che si provano a guardare quella foto. Non importa dunque la tecnica hai usato, la fotocamera, se hai fatto o meno postproduzione.
  • Quando rivedi le tue vecchie fotografie….?
    Sorrido, pensavo fossero bellissime…
  • Il lavoro toglie passione?
    Se hai la forza di dire no il lavoro non toglie passione.
  • Ci fai vedere il tuo primo e ultimo scatto?
    Quello del cagnolino è uno dei miei primi scatti, del 95. L’ultimo, beh, quello promozionale in home page…
  • A proposito di home page, il suo sito con altre fotografie lo trovate qui http://www.gaetanobelverde.it


    • Chi Gaetano Belverde?
      Giornalista e fotografo, opero prevalentemente in Sicilia e collaboro con numerose riviste e quotidiani. Scrivo in merito a viaggi, turismo, e natura. Gli studi tecnici mi hanno portato a lavorare come ricercatore nel campo della microelettronica per conto di una multinazionale, attività che porto ancora avanti. I generi che prediligo sono: reportage, ritratti e nudo, temi legati tra di loro dalla passione di fotografare la gente, i loro volti, i loro corpi.

     

    • Attrezzatura fotografica usata (fotocamere, accessori, software,etc…)?
      Preferisco stare molto vicino al soggetto e per questo uso spesso delle lenti grandangolari. Il mio corredo attuale comprende due corpi Nikon: F90 e D200 e 4 lenti: 20mm, 35mm, 50mm, 85mm. Lavoro quasi esclusivamente in digitale ma non disdegno le potenzialità della pellicola, la sua plasticità e morbidezza è tuttora ineguagliata nel bianco e nero. Grande importanza nel mio lavoro ha la post-produzione, i programmi di fotoritocco vengono usati alla stregua di una camera oscura tradizionale. Non amo particolarmente i fotomontaggi ma alla fine quello che conta è sempre il risultato.

     

    • Mi piace molto, dicci qualcosa di più?
      Questa è la prima immagine della serie “Arethuse and Alpheios” di prossima uscita. Ho usato l’85mm a tutta apertura per avere i punti luce sullo sfondo sfocati e rotondi. la macchina sfiorava l’acqua del laghetto per avere la prospettiva giusta, l’acqua era a 15 gradi di temperatura e la modella tremava, fortunatamente non io, altrimenti si sarebbe visto nella foto…

     

    • Tanti scatti all’aperto e pochi in studio?
      Esatto, preferisco lavorare in esterni, forse per la propensione al reportage, anche se delle volte con pannelli, flash e ombrelli sembra di essere in studio. Credo che la foto in studio sia più semplice da realizzare logisticamente ma allo stesso tempo è molto più difficile da contestualizzare. Il soggetto diventa il tema e il contesto, pochi elementi a contorno.

     

    • Illuminazione?
      Molto semplice, appunto… la luce proveniva dal finestrone sulla destra ed era morbida a causa della tenda bianca, 85mm f4 e basta.

     

    • L’uso del flash nella fotografia ?
      Flash o luce naturale non importa, l’importante è il risultato, che sia naturale e gradevole. Certo, nel reportage, delle volte il flash risulta invadente.

    A domani per la seconda parte dell’intervista …

    http://www.gaetanobelverde.it